
Non che cambi le cose, non che voglia imporre il mio pensiero, ma in questo post vi racconterò quelle che sono state le mie impressioni su EXPO 2015.
Poi voi fate quello che volete, e se mentre state leggendo le mie parole vorrete darmi della insensibile cinica che non capisce niente, fate pure.
Non era partita benissimo, la nostra relazione da subito è stata difficile e conflittuale, ma come in tutte le relazioni che si rispettino avevo riposto ampie aspettative su di lei e sapevo che non mi avrebbe mai delusa una volta che l’avrei vista di persona.
Difficile perchè il mio uomo con la barba non è come me, lui è categorico e se lo deludi ancora prima di cominciare, allora è finita in partenza.
Dovevo trovare qualcuno con cui fare tutta la trafila e la fila per EXPO 2015.
Conflittuale perchè ci sono cose che non possono passare in secondo piano, se si decide che “nutriamo il pianeta” allora nutriamolo seriamente e non solo di parole, ma di fatti.
Ma veniamo alle mie 9 ore in Expo, alla fine passate con una splendida famiglia: la mia.
Se scegliete i mezzi pubblici ci arrivate facile, noi ci siamo arrivati in metropolitana dopo aver lasciato la macchina in un parcheggio libero a “porto di mare” sulla linea gialla. 40min di metro, ma che vuoi, quando sei in buona compagnia il tempo può volare.
Una volta sul posto immaginatevi un aeroporto e tutto ciò che per la sicurezza si deve fare, non mancano le lunghe code per il passaggio sotto al metal detector e nemmeno la lunga camminata per raggiungere la manifestazione. Insomma, arrivi, ma non sei ancora arrivato. E ti va di grazia se la giornata è nuvolosa, altrimenti è il delirio ancora prima di iniziare.
No, non era solo la mia entrata quella “sfortunata”:
Non è da me non “testare” e giudicare, ma quando ho capito di essere finalmente dentro a Expo2015 c’è stato un attimo in cui avrei fatto marcia indietro optando per Gardaland o un qualsiasi altro parco divertimenti che non avesse la pretesa di essere più di ciò che è realmente.
>> Non mollare, sei solo all’inzio, abbi fiducia <<
Il primo consiglio che do è semplice: se ti dovesse scappare la pipì ti invito a sfruttare al volo l’occasione del bagno davanti ai tuoi occhi, perchè poi potrebbe essere solo un lontano ricordo.
Una sorta di capo in saldo che oggi c’è e domani non c’è più.
Di contro ci sono punti di distribuzione gratutia di acqua (frizzante o naturale) ben visibili e ben distribuiti, quindi ci fanno bere e poi si gioca a nascondino.
Vince chi trova il bagno per primo e riesce di grazia a fare pipì.
Nonostante 9 ore possano sembrare infinite, vi assicuro che sono più infinite le code per entrare in alcuni padiglioni:
– Emirati arabi 2h di coda, ok ci si passa poi.
– Cina 3h di coda, ok veniamo dopo.
– Giappone 3h e più di coda, ed è proprio una signorina orientale all’ingresso ad invitarci ad abbandonare l’idea di visitarlo almeno per oggi. Loro per scoraggiare gli eventuali temerari hanno già chiuso l’accesso alla coda…devono prima smaltire l’accumolo. Niente Giappone dunque!
Ero già parecchio scoraggiata, 3 dei paesi che avrei voluto visitare erano off limits.
Per fortuna avevo il fratello al mio fianco, che mi ha spronata a non abbandonare la speranza e mi ha trascinato qua e la a visitare alcuni dei padiglioni più piccoli di Expo 2015.
Forse i migliori, quasi sicuramente i più veritieri.
L’ideale sarebbe stato non sottomettersi al dio denaro e stabilire un numero massimo di visitatori per giorno, in modo da offrire a tutti la possibilità di viversi con calma e per bene la manifestazione.
Quando mamma e papà mi dissero se volevo che mi preparassero dei panini, la classica schiscietta, mi ero opposta drasticamente. Sto andando ad Expo, dove il punto centrale è il cibo, vuoi che non trovi qualcuno che muore dalla voglia di farmi assaggiare qualche piatto tipico ad un prezzo onesto?!
Una tartina con il salmone e una con il caviale rosso, 8 euro, grazie Russia.
Un bicchiere di succo di baobab, 4 euro, grazie Sudan.
Una porzione di patatine e una birra, 11 euro e 50 centesimi(tranquilli €2.50 sono la cauzione per il bicchiere di plastica che devi restituire), grazie Belgio.
Un gelato piccolo, 3 euro, grazie Italia.
Per tutto il resto c’erano due panini, uno con il crudo e uno con il cotto, grazie mamma e papà. Sia lodata la schiscietta!
L’albero della vita ha il suo fascino, e se sei disposto a dimenticare che tra luci, colori e giochi d’acqua sono almeno 4 gli sponsor che irrompono in quel momento di quiete e pace, allora puoi godertelo.
Di nutrire il pianeta e dell’importanza che ha il cibo oggigiorno per i suoi abitanti, ho visto ben poco, ma forse tutto si nascondeva nel padiglione di uno dei promotori di questo slogan (e questo la dice lunga), McDonald’s, dove ammetto non ho nemmeno avuto il coraggio di avvicinarmi.
La verità è che mi aspettavo più interattività, mi immaginavo un contatto più carnale dove video e slide lasciassero spazio ad un contatto più diretto con i vari paesi.
Invece la maggior parte dei padiglioni sono una piccola giostra dove il divertimento poi non è nemmeno così assicurato.
Un esempio su tutti è quello della Thailandia.
Il padiglione di questo paese era partito anche bene, una grande stanza buia e un video su quella magica terra, tutti seduti sul pavimento e ci si aspettava grandi cose, cose finite nel cestino(perchè il cesso nemmeno loro l’hanno più trovato) nell’ultimo step del percorso, dove l’ennesimo video ci parlava di un Re fantastico capace di stare nei campi con i suoi operai, un Re capace di sudare ed è proprio grazie alle infinite doti e qualità di questo Re che il paese luccica.
Quando “esci dalla thailandia”, ti fermi un attimo a pensare e se sei fortunato non ti prende un nodo alla gola e un groppone che fatichi a mandare giù, già perchè nel 2000 non abbiamo certo bisogno di un nuovo istituto luce. Tanto meno ad Expo.
Dulcis in fundo non voglio nemmeno sembrare troppo critica, quando sono la prima a cui si possono muovere delle critiche:
– Ho fatto solo 9h in una manifestazione che per essere ben vista richiede almeno 2 giorni.
– Dopo le prime delusioni ho guardato tutto con occhi diversi e scoraggiati.
– Non ho preso parte a nessuna delle micro manifestazioni/attività organizzate dai singoli padiglioni (magari avrei avuto quel contatto tanto sperato).
Di cose belle però ce ne sono, prima fra tutte le persone che ad Expo ci lavorano.
Loro sono belle davvero e, ognuna a modo suo, stanno lavorando per far si che questa manifestazione possa andare avanti nel migliore dei modi. Confindo in loro.
E magari ripongo un po’ di fiducia anche in una Milano che sono sicura non si lascerà schiacciare dal peso di un evento di portata mondiale, è tirerà fuori unghie e denti per far conoscere meglio e a tutti quella che per molti è una città dall’umore grigio e dal respiro frenetico.
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