
E’ la prima volta che parlo di un argomento del genere, ma probabilmente la cronaca di questi giorni mi ha spinto a ricordare.
Volevo disperatamente un paio di Fornarina, le Buffalo non facevano per me e ancora oggi a guardarle mi faccio delle grandi risate.
Le Fornarina, loro si che mi avrebbero “slanciato”, ne ero sicura(povera me!), avrei percorso km e km, estate e inverno, con loro ai miei piedi e mi sarei sentita la ballerina più fresca e leggiadra del mondo.
No, le Fornarina no. E non suonava come un’imposizione, lo era.
Mi domando ancora oggi se all’epoca mia madre odiasse di più quelle scarpe o il fatto che le avessero tutti ai piedi, o forse entrambe le cose.
E io, senza Fornarina non sarei mai potuta diventare una ballerina e muovere le gambe come facevano tutte le altre.
Poi un giorno mia madre si illuminò e pensò che quel paio di Fiorucci erano perfette, non aspettatevi grandi miglioramenti rispetto alle Fornarina, ma quelle scarpe le indossavo io e pochi altri.
Portavo ai piedi qualcosa di diverso eppure non mi sentivo diversa, ma speciale.
Le adoravo, e mi infastidisce non riuscire a trovarle neanche su internet.
Rosse e azzurre, suola bianca e forma a canotto.
Mi affeziono alle scarpe, l’ultimo paio adorato, prima di buttarlo, l’ho fotografato(non ditelo a nessuno!!)
Avevo anche pensato ad una teca dove conservarle, ci avrei fatto un museo delle scarpe con gli anni!
Mi sto dilungando perchè tanto questa volta non posto la ricetta, allora sparo pensieri a raffica 🙂
Ma veniamo al dolce, ho realizzato una ricetta diversa, speciale, per persone che spesso si trovano a dover rinunciare al piacere…quando invece è proprio dietro l’angolo la soluzione che CALZA a pennello per loro 😉
Troverete il breve racconto del dolce e la ricetta qui
Io partecipo al contest di NonnaPaperina, e voi?
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